C’è una malattia che affligge le castagne e la colpa è tutta di un “fungo”.
La causa del marciume bruno delle castagne è il fungo chiamato Gnomoniopsis castaneae Tamietti, secondo la denominazione attuale.
Il suo sviluppo a spese della castagna avviene in fase molto precoce, nel momento della fecondazione del fiore da parte degli insetti. Il passaggio dalla fase latente a quella sintomatica, con lo sviluppo del marciume bruno, avviene alla fine della stagione vegetativa ed è favorita dalle temperature calde e dalle poche precipitazioni che inducono nel castagno uno stato di sofferenza.
Il fungo ha caratteristiche di endofita, ossia si insidia all’interno degli organi del frutto senza generare sintomi evidenti, ma è capace di colonizzare la corteccia provocando piccoli cancri o morte delle gemme.
L’interno delle castagne malate diventa prima bianco e spugno, e infine brunastro, alterandone il sapore. Nel giro di pochi decenni, il marciume bruno è divenuta la malattia più importante delle castagne in diversearee del mondo, arrivando a compromettere la metà delle produzioni.
Al momento non sono stati elaborati metodi davvero efficaci di gestione del castagneto che possano contrastare l’affermazione di G. castaneae. Questo perché il microrganismo può essere presente in fase endofitica anche sui frutti ancora in formazione. Vale pertanto la norma generale di mantenere le chiome in buone condizioni sufficientemente arieggiate attraverso la potatura e sesti di impianto adatti nel caso di recupero di vecchie aree castanicole. Risulta inoltre molto utile evitare che le castagne restino a terra in ambiente umido per alcuni giorni.
La curatura in acqua calda sembra dare discreti risultati.